Riforme e tagli: cerchiamo di capire

Cito me stesso: ho eseguito un lavoro di riordino dell’archivio del mio sito personale e ho riletto diversi scritti di alcuni anni fa: alcuni sembrano ancora drammaticamente attuali, ho deciso quindi di rilanciarli.

“Riforme e tagli: cerchiamo di capire” l’ho scritto e pubblicato su hobbyescuola.net tra settembre e ottobre 2010…

La scuola ha cominciato a pagare la crisi con anni di anticipo rispetto altri settori.

Infatti i vari ministri degli ultimi 15-20 anni, indipendentemente dal colore politico, si sono concentrati su tentativi di riforme che alla fine hanno rivelato solo la loro natura di tagli di spesa e gli effetti destabilizzanti. Questa tendenza ha avuto una accelerazione con il ministro Gelmini: siamo a compimento del “disegno” che lascia sul campo 200.000 vittime (addetti alla scuola in meno tra insegnanti e personale ATA). Siamo di fronte probabilmente al più grande licenziamento di massa realizzato dallo stato!
Sono diversi anni che mi chiedo ragione di tale atteggiamento dello stato. Ovviamente si possono ipotizzare varie motivazioni, ma rimangono speculazioni.
Ho sentito il bisogno di risposte più concrete ed ho cominciato a cercarle altrove (e le sto ancora cercando).
Mi sono reso conto di un primo ostacolo alla comprensione di ciò che stava accadendo alla scuola stava nel fatto che, come insegnante, vedevo il problema dall’interno: mi mancava una visione d’insieme. E’ stato sufficiente guardarsi intorno per superare tale limite e, contemporaneamente, notare come questo gioco al massacro della scuola coincidesse con un generale disimpegno dello stato in vari settori del servizio pubblico ed, in particolare, con uno smantellamento dello stato sociale.
Lo stato sta abbandonando al proprio destino i cittadini: perché? E’ un percorso obbligato a cui il governo non può sottrarsi (e la drammatica crisi che sta attraversando il mondo occidentale confermerebbe ciò ) o c’è dell’altro?
Al di là di tutte le speculazioni ideologiche e filosofiche che si possono fare alla base di tutto c’è un problema concreto che consiste nel fatto che il governo (ed i governi che verranno) ha un drammatico bisogno di fare cassa!
Per fare cassa, gli strumenti a disposizione dei governi sono sempre i soliti: pressione fiscale, tagli alla spesa pubblica e quindi ai sevizi, privatizzazioni, smantellamento dello stato sociale.
Ne consegue che, in un quadro simile, la differenza di gestione della cosa pubblica tra un governo e l’altro è e sarà del tutto marginale: i vari programmi di governo si potranno differenziare per sfumature, mai sostanzialmente!
In pratica il problema è economico, quindi per capire se siamo veramente in un vicolo cieco e non ci sono alternative, occorre comprendere le ragioni economiche che ci hanno portato in una tale situazione ed è ciò che sto cercando di fare negli untimi anni (ovvero da quando è iniziata la crisi).
L’informazione ufficiale non aiuta a comprendere lo stato delle cose: grazie alla rete mi sono quindi avvicinato alla così detta contro-informazione.
I grandi temi trattati attualmente dai siti di contro-informazione sono soprattutto il signoraggio, il controllo delle masse, le scie chimiche, le “truffe” delle grandi multinazionali farmaceutiche.
Temi che consiglio a tutti di approfondire, senza però commettere l’errore di prendere tutto come oro colato, ovvero la vera verità in contrapposizione con la verità ufficiale falsa e strumentalizzata. Occorre infatti molta cautela e soprattutto senso critico: proprio per tale motivo devo affermare che, pur avendo ora una visione della società molto diversa, sto ancora cercando le risposte e naturalmente non ho certezze!
Da pochi giorni circola su internet un saggio molto interessante: “IL PIU’ GRANDE CRIMINE” di Paolo Barnard.
Saggio interessante in quanto controcorrente anche nel mondo della contro-informazione e, inoltre, perchè le affermazioni riportate sembrano ben documentate.
Paolo Barnard nega l’esistenza del signoraggio (cavallo di battaglia della contro-informazione) dando quindi una lettura diversa della situazione economica e del funzionamento del sistema monetario. Le conseguenze però che ne trae sono altrettanto gravi!
In particolare alla domanda che mi attanaglia da diverso tempo, ovvero se l’attuale politica di tagli è l’unica possibile, la sua risposta è un deciso no!

Cito ad esempio un passo di tale saggio sull’occupazione:
LA PIENA OCCUPAZIONE ERA POSSIBILE
La piena occupazione – cioè quel sogno dove non sarebbero esistiti uomini o donne privati della dignità del lavoro o precarizzati – era possibile nelle economie di tutti i Paesi, ma fu stroncata scientemente proprio per schiavizzare milioni e controllarli con la sofferenza.
Il lavoro scientifico in materia economica che offre le basi alla piena occupazione è il merito soprattutto del Prof. L. Randall Wray, docente di economia e direttore della ricerca del CFEPS all’Università del Missouri Kansas City (USA), che ebbe il sostegno del Nobel Paul Samuelson.
Perché allora la piena occupazione non fu mai attuata? Perché ci sono un sacco di politici ed economisti che non capiscono nulla dei sistemi monetari, poi ci sono molti individui nelle posizioni chiave del potere che sono opposti ideologicamente a questa idea, ma soprattutto se i cittadini si rendessero conto che i governi possono spendere quanto vogliono senza limiti di debito, allora il settore pubblico acquisirebbe una percentuale della ricchezza nazionale troppo grossa per i gusti del grande capitale privato.
Dagli anni ’20 dello scorso secolo a oggi il grande capitale ha ordito un piano di dimensioni eccezionali proprio per stroncare sul nascere all’interno ogni accenno a quella possibilità. I fatti, nomi, date, e prove nel prossimo capitolo.
Un governo può acquistare tutto ciò che esiste in vendita entro le proprie frontiere, ma anche all’estero, a patto che sia prezzato nella sua moneta sovrana. L’unico limite alla sua capacità d’acquisto è ciò che esiste in vendita prezzato in quella moneta, e NON un limite di spesa. Possono comprare ciò che vogliono, e questo include anche la forza lavoro. Tecnicamente la piena occupazione pagata dallo Stato a moneta sovrana funziona così: il governo stabilisce uno stipendio base decoroso. Saranno creati posti di lavoro e percorsi di formazione al lavoro pagati con quel livello salariale, in particolare impieghi ad alta necessità di presenza umana.
Il settore privato non potrà più spingere i salari a livelli indecenti come oggi sta accadendo, e potrà assumere i lavoratori già formati dallo Stato. I vantaggi per entrambi sono numerosi. Da anni molti privati hanno capito che se chi lavora sta bene anche chi investe ci guadagna, e che la condizione opposta non premia gli investimenti.
Vi sono molte obiezioni che gli economisti delle destre finanziarie sollevano a questo impianto teorico per la piena occupazione, ma sono state tutte smentite. L’opposizione a questo tipo di intervento dello Stato a favore dei disoccupati è, e fu, soprattutto ideologica ed elitaria, e non
giustificata da reali danni economici che quell’intervento abbia mai portato. Fu un grande crimine di cui più avanti la storia.”

Per chi volesse approfondire, metto a disposizione il saggio in formato PDF: IL PIU’ GRANDE CRIMINE