Documento analisi del rapporto LA BUONA SCUOLA approvato dal Collegio Docenti scuola media di Pavullo nel Frignano

Al Capo del Governo

al Ministro dell’Istruzione

ai Presidenti di Camera e Senato

ai Capigruppo di Camera e Senato

e p.c. all’Ufficio Scolastico Provinciale

all’Ufficio Scolastico Regionale

ai sindacati

Il Collegio Docenti della Scuola secondaria di I° Raimondo Montecuccoli di Pavullo nel Frignano, riunitosi in data 24 novembre 2014 per discutere sul rapporto La Buona Scuola, dopo un’attenta analisi e discussione dei suoi contenuti, sottoscrive il seguente documento.

Si sottolinea innanzitutto che ogni riforma avanzata non può prescindere dai principi contenuti nella Costituzione.

La proposta contenuta ne La Buona Scuola non fa mai riferimento agli articoli costituzionali, in particolare:

  • l’art. 3 è vanificato in quanto si dichiara apertamente che “le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola” e ciò non garantisce la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini;

  • la necessità di dover reperire risorse presso privati non assicura la reale libertà di insegnamento citata nell’art.33 e la limita in quanto potrebbe rendere la scuola asservita agli interessi di privati;

  • si persevera nel disattendere l’art. 34 nel quale si dispone che l’istruzione inferiore è gratuita e che i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Il piano punta all’esasperazione dell’Autonomia scolastica quando se ne sta constatando il fallimento:

  • lo smantellamento dei programmi nazionali a favore di interessi privati e locali rende disomogenea l’offerta formativa e svilisce il titolo di studio;

  • il progressivo mutare dell’offerta formativa, meno culturale e più utilitaristica, tesa a procacciarsi utenti e risorse e porre le scuole in competizione fra loro, induce le stesse a incentrare l’attenzione più sull’immagine che sulla sostanza;

  • la discrezionalità del dirigente nel reclutamento del personale docente mette la scuola pubblica sullo stesso piano della scuola privata, che sceglie la persona in base a criteri non definiti e non univoci.

Si esprime particolare preoccupazione per come viene delineato il lavoro del docente:

  • il testo evidenzia una confusione tra carriera e progressione stipendiale;

  • non viene riconosciuto alcun valore all’esperienza e la progressione stipendiale è legata a meccanismi di valutazione, di impegno e merito, non chiari e decisamente arbitrari; alla necessaria collaborazione tra i docenti si sostituirà una competizione negativa tesa all’affermazione individuale.

Non si comprende come non si sia ritenuto opportuno prendere in esame la proposta di legge di iniziativa popolare nota come LIP, almeno come punto di partenza, in quanto discussa e condivisa da un alto numero di docenti e genitori. Nel momento in cui si parla di riforma della scuola ci sembrerebbe doveroso prendere in considerazione il contributo di cittadini interessati e coinvolti.

Riteniamo che la scuola secondaria di 1° rappresenti un anello di congiunzione fondamentale tra la scuola primaria e l’istruzione superiore; essa riguarda tre anni essenziali per la crescita della persona, durante i quali gli alunni dovrebbero acquisire autonomia, consapevolezza di sé per operare scelte e metodo.

Lavoriamo come operatori della scuola da anni, in molti casi da decenni, abbiamo vissuto numerosi cambiamenti e, forti della nostra competenza, ci sentiamo di avanzare alcuneproposte.

  • Il curricolo nazionale deve garantire omogeneità nel livello di preparazione quindi l’offerta formativa, pur consentendo scelte autonome legate al territorio, deve prevedere programmi uguali nei diversi ordini di scuole.

  • E’ indispensabile aumentare il tempo scuola (vedi vecchio tempo prolungato con compresenze) e prevedere classi meno numerose; ciò si rende quanto mai necessario sia per l’eterogeneità degli alunni sia per il livello di scolarizzazione sempre meno adeguato.

  • Va valorizzata la libertà di insegnamento che permette a ciascun docente di dare il meglio di sé anche a seconda della formazione e delle competenze maturate.

  • Occorre puntare su una scuola di qualità prevedendo una formazione permanente del corpo insegnate definita dal Collegio Docenti.

  • Va rafforzato il ruolo del Collegio Docenti nell’ambito delle scelte educative e didattiche di ciascun istituto.

  • Il reclutamento dei docenti deve avvenire in base a criteri univoci e trasparenti che tengano conto della formazione professionale.

  • Una maggior stabilizzazione dell’organico garantisce continuità didattica con ricadute positive sull’apprendimento e su un’esperienza del docente che ne aumenta la professionalità.

  • Va riconosciuta e incentivata l’auto-formazione.

  • Va abolito il MOF, che nei fatti va a incentivare la scuola burocratica e dell’apparire privilegiando progetti e commissioni, a scapito dell’ora curricolare di lezione. Si dà infatti l’idea distorta che tale attività di progettazione sia in grado di supplire alla carenza di risorse e ai tagli subiti dalla scuola in questi anni.

E’ di tutta evidenza che una scuola di qualità alla quale si vuole puntare richieda, oltre che docenti preparati e adeguatamente retribuiti, certezza di risorse e investimenti adeguati da parte dello Stato: il primo passo potrebbe essere l’investimento costante del 6% del PIL da destinare all’istruzione come da media degli altri Paesi OCSE.

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