Necesse est ubi consistam

In questi tempi di post modernità e di società liquida, concetto tanto caro al compianto Baumann, mi viene da chiedere se esista l’ubi consistam dei grandi sindacati, quelli confederali tanto per intenderci, oppure se essi debbano essere considerati, a buon diritto, come post sindacati, cioè organizzazioni che partecipano a sterili liturgie, quali la stipula dei contratti collettivi, disancorate da qualsiasi umanesimo, ma solamente finalizzate ad attuare i desiderata del mondo politico o della finanza internazionale.

Sono, secondo le leggi attuali, soggetti necessari alla contrattazione.

Si ammantano di autorevolezza, parlano di responsabilità, esercitano apparentemente ancora un potere nei tavoli negoziali, conquistato con le lotte sindacali degli anni cinquanta, sessanta e settanta, ma di quei principi e di quelle lotte, ancorché ancora diffusi e condivisi dai lavoratori, non è rimasto più nulla.

Infatti da quando è stata abolita la scala mobile, cosa brutta sporca e cattiva, perché a detta di alcuni avrebbe favorito l’inflazione, le confederazioni hanno assunto soprattutto il compito di concertare con il Governo o con la Confindustria.

L’unico ruolo che svolgono veramente è questo: concertare onde garantire la pace e la coesione sociale.

Perciò ancora esistono.

Per il post sindacato l’importante è quindi contrattare.

Contratto, ergo sum.

Poi cosa si contratta ed il perché ed il percome non ha rilevanza alcuna.

Quando si è diventato post sindacato, senza più alcun tipo di riferimento ideologico o di progetto sociale, ovviamente si fa di tutto, anche rivendicare come un grande successo cose che invece sono brucianti sconfitte per tutto il mondo del lavoro ed accettare, a fronte di concessioni su questioni di dettaglio, riduzioni e conculcazioni dei diritti, secondo la logica thacheriana del “t.i.n.a.” there isnot alternative, non c’è alternativa, che in Italia si chiama vincolo esterno.

Per cui si acclama come una grande vittoria l’aumento di 85 euro, lordo stato, per i dipendentipubblici, quando vittoria non è.

Si mente ben sapendo di mentire.

I dipendenti scolastici, con l’aumento di 85 euro non recuperano neanche il 60% dell’inflazione delperiodo di vacanza contrattuale.

Questo incremento retributivo è un decremento!

Sancisce infatti la definitiva perdita del potere di acquisto degli stipendi attuali rispetto al 2009, si deflaziona ancora una volta il lavoro sperando in una ipotetica ripresa della domanda interna.

Ma, a fronte del nulla, si sprecano le roboanti dichiarazioni di giubilo su epiche lotte ed oceaniche mobilitazioni che avrebbero costretto il Governo al negoziato, dimenticando però di dire che al risultato si è pervenuti solamente ed esclusivamente per la sentenza emessa dalla Corte Costituzionale n.  178 del 2015 , che si è pronunciata a seguito dell’azione legale proposta dalla F.L.P., un piccolo sindacato del pubblico impiego, e non certo per iniziativa delle grandi confederazioni.

Ovviamente chi scrive non è contro i sindacati a cui la nostra Costituzione affida il compito della tutela diffusa del lavoro e dei lavoratori, ma contro questi sindacati attuali sì, poiché di essi non sappiamo che farcene se sono funzionali solo al potere economico e finanziario.

Detto questo, mi chiedo se la Gilda, sindacato a cui appartengo da oltre un ventennio, sia ancoraattuale, abbia ancora ragione di esistere, essendo l’ultimo o fra gli ultimi sindacati ancorato ad unavisione solida della società.

Più precisamente : è giusto che un’associazione abbia un’anima, un progetto politico?

Si, certo un progetto politico.

Sono sicuro che molti a questa parola storceranno il naso.

La politica viene sempre più associata alla corruzione ed alla malversazione del denaro pubblico.

Ma così non è.

I malversatori oppure i corrotti sono politicanti e non certo politici.

L’Italia ha invece bisogno di politica, quella con la “P” maiuscola.

Solo i politici possono contemperare il contingente con gli interessi delle future generazioni.

I tecnici no.

Sono preda della sindrome del ragioniere contabile per dirla alla Keynes, possono solo farquadrare i conti (ammesso che ci riescano).

La Gilda è apartitica, ma una cosa è essere apartitici ed altra cosa è essere apolitici.

In democrazia le istituzioni sono sempre funzionali alla società che si vuol realizzare, se avviene ilcontrario allora cominciano ad esserci seri problemi per la democrazia stessa.

E quando ci si occupa di scuola non si può essere di certo apolitici.

La scuola è sempre funzionale alla polis.

Orbene la scuola statale italiana che si delinea dopo le riforme renziane è finalizzata a creare unasocietà diversa da quella che abbiamo conosciuto.

La società dei diritti civili ma non di quelli economici e sociali.

La società degli individui e non della collettività.

La scuola tipo master chef, figlia del mainstream economico, del lavoro flessibile, molto flessibile (si pensi alla titolarità di ambito per i docenti ed al codice unico d’istituto per tutti anche se lo stesso ha plessi in comuni differenti) e prona ai desiderata dell’utente che è ormai diventato cliente e che il dirigente scolastico deve saper intercettare con ricchi premi e cotillon.

La riforma degli esami di stato ad usum delphini ne è una ulteriore riprova.

Non si creano le condizioni per il lavoro giovanile, ma in compenso un diploma di maturità non si rifiuta a nessuno.

Il nuovo Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli è una vera e propria icona di questa scuola light.

Curriculum studiorum incerto, ma tante buone amicizie.

A cosa serve allora incumbere ad litteras?

Possiamo ancora dire ai nostri giovani che gli studi rigorosi sono sufficienti per progredire socialmente, quando la realtà è di tutt’altra evidenza?Ma torniamo alla nostra associazione.

Qual è il progetto politico della Gilda?

Non può che essere uno, quello contenuto nella Carta Costituzionale del 1948 che si sostanzia inparticolare sul piano sindacale nel rivendicare l’attuazione della Costituzione economica comeprevisto dagli articoli dal 35 al 47.

Il lavoro non può essere una merce e la scuola è il mezzo affinché si possa esercitare la cittadinanzaattiva e conseguire il progresso individuale e collettivo.

E’ questo il disegno costituzionale : essere liberi dal bisogno (diritto al lavoro, unitamente ad unaretribuzione dignitosa) e nel contempo essere liberi dall’ignoranza e dal pregiudizio (scuolaistituzione).

E questa è la nostra visione sociale, il nostro progetto politico, quello della Carta Costituzionale.

Lino Giove, in un’assemblea nazionale di tanti anni fa, chiarì con grande efficacia come le sorti deidocenti siano differenti se la scuola è intesa come un’ istituzione repubblicana oppure una qualsiasiazienda pubblica.

Così è.

Infatti in una scuola-azienda i docenti non sono liberi, ma devono essere funzionali al pianoaziendale e quindi non possono e non devono formare cittadini bensì solamente consumatori edoperai flessibili per la bisogna del momento.

Nella scuola istituzione invece i docenti formano cittadini, promuovono la cultura ed il progressocon tutto quanto ne consegue in termini di considerazione sociale della categoria professionale.

Nudi magistri nella scuola-azienda, professionisti della cultura nella scuola istituzione.

Fin quando la Gilda avrà questo progetto politico sarà un sindacato ed una associazione autorevolee credibile e potrà svolgere un ruolo di rilievo anche nei tempi bui che si profilano all’orizzonte, inmancanza diventerà anch’essa un post sindacato, post moderno, post democratico, ma postmortem.

Raffaele SALOMONE MEGNA