Di fatto si preferisce che sia la logica impersonale del mercato o personalissima del dirigente-capo a decidere merito e demerito e non si mira a rafforzare il concetto di responsabilità professionale
Da almeno 20 anni si è imposta diffusamente l’ideologia della cosiddetta meritocrazia. Tralasciando gli aspetti critici tecnici ed epistemologici (il potere del merito purtroppo non esiste in nessun sistema sociale esistente..), il concetto di merito è stato utilizzato per costruire una “scienza” con caratteristiche apparentemente oggettive fondata su test, verifiche, relazioni, report, griglie di valutazione, analisi di costi-benefici, ecc. che affida il vero potere ai valutatori, una sorta di aristocrazia tecnocratica che decide, in applicazione degli algoritmi adottati nei processi di valutazione, merito e non merito, buono e cattivo nei sistemi di produzione. A nulla valgono le evidenti storture, gli errori e le aporie nei processi di valutazione “oggettiva”. Si pensi solo alle imbarazzanti performance delle società di rating durante la crisi economica attuale e che continuano a dare voti e pagelle alle economie dei paesi del mondo. Esibendo in ciò presunte valutazioni oggettive la cui base è determinata da un’ unica visione del sistema economico basata su semplici convenzioni (si veda la centralità del PIL nelle dinamiche del ciclo economico). Continua a leggere→